lunedì 21 dicembre 2009

mercoledì 16 dicembre 2009

"Ufficiale: Berlusconi è mortale e prende cazzotti come tutti"


A prescindere dalle motivazioni o dalla storia personale di chi ha ferito Berlusconi, non possiamo che constatare che l'aggressione al presidente del consiglio non è altro che un gesto automatico, un riflesso condizionato verso un personaggio e un governo che fanno dell'offesa, dell'aggressione verbale e dell'arroganza una pratica comunicativa quotidiana. D'altra parte un governo che schiera gente come Berlusconi, Brunetta, Borghezio, Calderoli, Vito, deve essere consapevole che prendere un cazzotto è una possibilità da mettere in conto.

Invece di un grottesco atto terroristico, che l'avrebbe sicuramente trasformato in martire, Silvio Berlusconi ha riscosso quel "sano" cazzotto in faccia che ogni tanto tocca in sorte alle persone arroganti e fastidiose. Una riduzione del (si fa per dire) divino ad umano propedeutica al ridimensionamento politico definitivo del personaggio. Caro Berlusconi, il cazzotto che hai preso non era su "Scherzi a parte" ma faceva parte della realtà che hai evocato come un apprendista stregone.

Intanto su Facebook sono già migliaia e crescono in maniera esponenziale gli italiani diventati fans di Massimo Tartaglia segno che l'autore ha interpretato i sentimenti di una buona parte della popolazione, sicuramente molti di più di quelli che pensa Berlusconi visti i numeri e le percentuali di consenso (virtuale) che aveva evocato pochi minuti prima sul palco

da Indymedia Toscana

sabato 12 dicembre 2009

12 Dicembre 1969 - 2009: 40 Anni Fa La Strage Di Stato Di Piazza Fontana - Audio

In occasione del 40esimo anniversario della strage fascista e di stato di piazza fontana vi proponiamo una intervista di analisi e di presentazione delle iniziative organizzate a milano. Con i contributi di Saverio Ferrari, osservatorio democratico sulle nuove destre, Mauro De Cortes, del circolo anarchico ponte della Ghisolfa, Piero Maestri di sinistra critica, Rosa Piro, mamma di Dax ed Elio del centro sociale vittoria di Milano.

L'Onda degli studenti


11 dicembre 2009 - L'Onda in piazza. Sciopero dei settori della conoscenza e degli studenti universitari contro i tagli decisi dal governo alla scuola ed università pubblica. 37.000 studenti in più, 40.000 insegnati in meno, 5.000 classi tagliate; messa in discussione persino l’esistenza di alcune sedi universitarie. Tensioni sin dalle prime battute del corteo concentrato in piazzale Aldo Moro. Ripetuti i punti di contatto tra forze dell'ordine e manifestanti decisi a deviare dal percorso autorizzato per raggiungere il Ministero dell'Istruzione, posto off limits. Mani alzate in segno di protesta pacifica, sfottò, inseguimento e carica presso Piazza della Repubblica dove il corteo ha tentato di aggirare i blocchi con una manovra a sorpresa.

venerdì 11 dicembre 2009

Roma: corteo studentesco e ancora repressione! [11/12/2009] - Video

AUDIO DISATTIVATO A CAUSA DELLA SPUDORATA PROPAGANDA DELLA GIORNALISTA SKY TG 24 CHE TENDEVA A RIDICOLIZZARE LA PROTESTA STUDENTESCA E NEGARE FATTI CHE NEL VIDEO SONO EVIDENTI: LE CARICHE DELLA POLIZIA!

Tensioni e tafferugli a Roma tra studenti e polizia. Il corteo di studenti e dei precari di scuola e università è partito da piazzale Aldo Moro per raggiungere piazza della Repubblica. Ma a piazza dei Cinquecento si sono verificati diversi scontri con le forze dell'ordine. La polizia ha bloccato, usando i manganelli, gli studenti dell'Onda che hanno cercato di forzare per due volte il cordone delle forze dell'ordine, fronteggiandolo a mani alzate. I manifestanti volevano raggiungere il ministero dell'Istruzione nonostante il divieto e a sorpresa, dopo essere arrivati in piazza della Repubblica, per evitare il blocco in via Nazionale, hanno cominciato a correre all'impazzata verso viale XX settembre, dove si trova il ministero dell'Economia, rincorsi dalla polizia. Dopo tafferugli e momenti di tensione alcune migliaia di studenti e precari sono riusciti ad arrivare davanti al ministero al grido: "Noi la crisi non la paghiamo".

Volante Rossa Video

Torino 11 dic 2009 polizia carica studenti medi - Video

corteo studentesco, nella giornata dello sciopero generale della conoscenza!il corteo ha superato i limiti imposti dalla questura e si è ripreso le strade della città...la polizia carica studenti e studentesse...

infoaut.org

mercoledì 9 dicembre 2009

Margherita Hack racconta Galileo - Video

a 4oo anni dalla divulgazione delle scoperte di Galileo Galilei, la più grande astrofisica dei nostri tempi, Margherita Hack, racconta le scoperte e le verità di uno scienziato che ha cambiato la storia della scienza.

domenica 6 dicembre 2009

Funerali di Victor Jara - Video


Tre giorni di omaggio a Santiago del Cile, al cantautore Victor Jara, ucciso dal regime di Augusto Pinochet pochi giorni dopo il colpo di stato, l’11 settembre 1973. Più di tremila le persone che hanno sfilato per le vie della città. Tra loro anche la vedova di Jara, Joan, e le loro due figlie, Amanda e Manuela. “Oggi il suo corpo, distrutto dalle torture e dalle pallottole, ritornerà alla terra, avvolto nell’amore delle sue figlie e di sua moglie, nell’amore enorme che il suo popolo e il mondo intero gli hanno espresso”. Alla celebrazione anche la presidente del Cile Michelle Bachelet: “Dopo 36 anni Victor può riposare in pace, ma ci sono moltre altre famiglie che vorrebbero poter essere in pace”. I resti di Jara sono stati riesumati a giugno per essere sottoposti a esami medico legali per fare luce sulle circostanze della sua morte, ma i suoi assassini restano impuniti. Il cantautore, che si era sempre dichiarato comunista, all’epoca aveva 40 anni e fu arrestato qualche ora dopo il golpe contro Salvador Allende con altre cinquemila persone. Fu detenuto allo stadio del Cile a Santiago, usato come campo di concentramento dal regime, dove venne torturato prima di essere trucidato con 44 colpi di arma da fuoco. Nel 2003 quello stesso stadio gli fu intitolato. Copyright © 2009 euronews\

da pdcitv

Atene: scontri con la polizia per l'anniversario dell'uccisione di Alexis - Video

Un anno fa prese il via la rivolta greca seguita all'omicidio ad Atene di Alexandros Grigoropoulos, 15enne colpito a morte dalla pallottola di un poliziotto.
In occasione del primo anniversario dalla sua uccisione il movimento greco ha annunciato manifestazioni in tutto il paese e constestualmente è partita la macchina repressiva del governo greco.

Da ieri oltre diecimila agenti di polizia sono schierati ad Atene, e ieri sera 163 persone sono state fermate in una serie di retate al centro e alla periferia di Atene alla vigilia delle grandi manifestazioni previste per oggi. 75 persone, tra le quali cinque italiani, sono state poste in stato di arresto. La retate sono avvenute dopo scontri con la polizia avvenuti nel quartiere di Exarchia, al centro di Atene, al termine di un presidio e dopo una irruzione in uno spazio occupato.
Tre auto della polizia sono state date alle fiamme. Il movimento studentesco si è mobilitato da alcuni giorni all'insegna dello slogan "Un anno dopo non dimentichiamo". Da venerdì sono occupate centinaia di scuole e facoltà universitarie nella capitale, a Salonicco e in tutto il paese.

Un anno fa prese il via la rivolta greca seguita all'omicidio ad Atene di Alexandros Grigoropoulos, 15enne colpito a morte dalla pallottola di un poliziotto.
In occasione del primo anniversario dalla sua uccisione il movimento greco ha annunciato manifestazioni in tutto il paese e constestualmente è partita la macchina repressiva del governo greco.

venerdì 4 dicembre 2009

Di lutto vestono gli eroi - Video

Il I° Marzo 2008 l'esercito colombiano bombarda l'accampamento diplomatico del comandante delle Farc-EP Raùl Reyes, situato nella regione di Sucumbios in Ecuador, con l'intento di far fallire l'intercambio Umanitario dei prigionieri di guerra e la liberazione della franco-colombiana Ingrid Betancourt.

Il leader insorgente viene assassinato insieme a 15 guerriglieri ed a 4 studenti messicani che si trovavano lì per realizzare studi accademici.

Questo video smaschera tutte le menzognere dichiarazioni fatte dal governo colombiano sull'operativo criminale organizzato in piena violazione del Diritto Internazionale e violando la sovranità dello Stato vicino.


UN SUDAMERICA SEMPRE PIU' SPEDITO VERSO IL BOLIVARISMO - AUDIO

Vi proponiamo l'interessante analisi di tito Pulsinelli, nostro collaboratore da Caracas, esperto conoscitore delle realtà autonome latinoamericane. Con lui parliamo della quasi certa rielezione di Evo morales alla presidenza della Bolivia nelle elezioni di domenica, dell'elezione di "Pepe" Mujica in Ururguay, delle elezioni truffa in Honduras e delle ultime vicissitudini venezuelane, con la nazionalizzazione di due piccoli istituti di credito decisi dal Presidente Ugo Chavez.

Yoani Sanchez, chi ti paga?

di Maurizio Carena
L’ultima "dissidente" cubana fabbricata dai mainstream globali porta il nome di Yoani Sanchez.
Curiosamente essa NON compare nella lista dei "dissidenti cubani" di Wikipedia (en.wikipedia.org/wiki/Category:Cuban_dissidents).
Strano.

Questa sedicente "blogger antisistema" afferma di guadagnarsi da vivere facendo la guida turistica (peraltro senza autorizzazione, eh già, il regime...) e di riuscire a gestire il suo blog "dissidente" usando le connessioni satellitari delle hall degli alberghi.
Strano.

Visto che, come lei stessa ripete come un disco rotto, a Cuba c’è una grande povertà, dove li prende i soldi per aggiornare il suo blog?

La Sanchez viene spacciata dai media occidentali come una vittima della censura del regime cubano. Strana censura. Visto che è proprio col web che "agisce" questa pretesa "cyberdissidente".

Il blog della Sanchez (www.desdecuba.com/generaciony/) è stato tradotto in 18 lingue. I suoi post vengono ripresi e propalati ossessivamente dalla propaganda occidentale tra cui, in Italia, il settimanale "Internazionale", dove la Sanchez ha una rubrica fissa e La Stampa dove Gordiano Lupi cura la traduzione del blog in lingua italiana. Il Fatto Quotidiano, poi, ha addirittura indetto una raccolta di firme, da inoltrare all’ambasciata cubana, in risposta alla presunta aggressione che la blogger avrebbe subito, il 6 novembre di quest’anno, da parte della polizia del suo Paese.
Strano.

Abbiamo verificato (su Alexa) che non esistono altri casi al mondo di illustri sconosciuti tradotti in 18 lingue. Anzi, nemmeno il "Washington Post" o "Al Jazeera" o il blog del Beppe nazionale hanno una tale schiera di traduttori ufficiali.

E, per le decine di giornalisti colombiani o messicani morti ammazzati ogni anno, non sono state proposte rubriche o raccolte firme in Italia, né gli vengono dedicati vibranti editoriali sui mainstream.

Solo il blog della Sanchez, tra i milioni di blog al mondo, riceve tanta attenzione dai mainstream.

Lo stesso blog, inoltre, è registrato su GoDaddy, la compagnia usata dal Pentagono per la cyberguerra. Una coincidenza.

Di cyberguerra USA contro Cuba ci parla anche Gianni Minà in "Latinoamerica" (n 106) (www.giannimina.it/index.php).

Per non parlare poi del server in Germania (Cronos AG Regesburg); grazie a ciò la bloggera alla moda ha a disposizione una memoria a lungo e altissimo traffico, per non dire di una banda enorme, cose sconosciute al resto dei cubani (Cuba è priva di connessioni via cavo col resto del mondo a causa dell’embargo USA).

Il blog di Yoani Sanchez è una vera stranezza, per chi voglia usare il cervello e non ululare alla Luna non appena si nomina la "Cuba" della rivoluzione socialista di Fidel Castro, come fanno i giornalisti proni al regime neoliberale, che detta loro cosa scrivere, cosa pensare, cosa farci pensare.

E, ancora più strano, non esistono prove della presunta aggressione di cui sarebbe stata recentemente vittima la Sanchez (fulviogrimaldi.blogspot.com/2009/11/yoani-sanchez-pesci-pilota-e-pesci.html).

Se i "giornalisti" dei periodici prima menzionati avessero rispettato la prima regola del giornalismo, ovvero quella di verificare le "notizie" si sarebbero accorti che non c’era nulla a suffragare le menzogne della bloggera così alla moda oggi.

Nulla a parte il vaniloquio di un brand propagandistico costruito dai poteri forti che impongono lo sfruttamento del pianeta e che non possono tollerare l’esempio di giustizia sociale della Revolucion cubana.

Sì, perché, se hai fame, la giustizia sociale è molto piu’ importante dei cosiddetti "diritti umani" e della cosiddetta "libertà di espressione", null’altro che vecchi arnesi propagandistici al servizio della guerra ideologica delle cosiddette "democrazie" occidentali. Quelle di Guantanamo, della pena di morte, di Stefano Cucchi, del lavoro minorile, delle elezioni senza preferenza, della privatizzazione dell’acqua...

Ma sputare sul socialismo, negli ambienti della casta e nei regimi cosiddetti "democratici post industriali", paga. Paga sempre. Specie quando ci si rivolge a popoli sempre più ignoranti e lobotomizzati dalla tv di stato.

In Italia, Paese di grande libertà di espressione, dove un vecchio satrapo, amico dei peggiori dittatori del pianeta, ha in pugno il 90% della tv, dove il mestiere di giornalista è regolamentato dallo stato e dove lo stesso stato tiene a libro paga (aiuti all’editoria) gli organi di propaganda, pardon, di "informazione", e ne nomina i direttori di rete, nessuno di questi sedicenti "giornalisti" (mainstream), dico nessuno, si è preso la briga di verificare le affermazioni della Sanchez.

C’è qualcuno, però, che lo ha fatto.

Si chiama Fernando Ravsberg, corrispondente della BBC che, trovando la blogger (dopo la pretesa "aggressione poliziesca") in perfette condizioni di salute e senza alcun segno apparente di percosse, le ha chiesto prove a sostegno delle sue affermazioni.

Si è sentito rispondere (testuale): "Ho diverse contusioni, in particolare sui glutei, ma non posso mostrarle"... Insomma: i segni erano sul sedere e lei, per pudore, non poteva mostrarli... Verebbe da riderle in faccia!

E sono queste le "fonti" dei nostri mainstream. E’ così che, giorno dopo giorno, si perpetua il lavaggio del cervello.

Bisogna far odiare al popolino catodicamente eterodiretto (noi) anche la parola stessa "socialismo", così da permettere alle classi dirigenti (padrone dei media) la privatizzazione di tutto il possibile e l’immaginabile.

E qui diamo la parola a Stefano Citati che, sul Fatto Quotidiano (n 41, 8 nov 2009), sostiene con un suo pezzo la raccolta di firme per la Sanchez. "Quello che è successo all’Avana è un avvertimento mafioso in stile camorra-Gomorra, è stato scritto (dalla Sanchez, ndr), ma ricorda ancor più le modalità della sparizione di tanti oppositori ai regimi fascisti latinoamericani degli anni 70/80".

"Avvertimento mafioso stile camorra" ?

Ogni commento, per chi non abbia dato il cervello all’ammasso o non scriva per soldi come i giornalisti mainstream, è superfluo.

Che la Sanchez, marionetta della propaganda USA, non sappia bene cos’è la camorra, passi.

Più grave che non lo sappia Citati, avallando la fantasiosa e ridicola prosa della bloggera alla moda.

E se Citati conoscesse la storia saprebbe che i "desaparecidos" sono stati diverse decine di migliaia e non sono mai tornati, a differenza della Sanchez e del suoi pretesi venti minuti di "rapimento".

Citati ha insultato la memoria dei desaparecidos, e mi ha ricordato una recente infelice battuta del premier sul medesimo argomento. Una battuta tanto disgustosa che non voglio nemmeno ricordare e che mi ha fatto vergognare di essere italiano.

Sempre Citati ci racconta poi che la "cyberdissidente" sarebbe stata "gettata fuori dall’auto, con escoriazioni e lividi...", che però nessuno ha avuto modo di vedere.

Se la Sanchez fosse stata a Villa Grimaldi o vittima dei Casalesi porterebbe segni ben diversi o, più facilmente, sarebbe morta.

Solo Citati può lanciarsi, con sprezzo del ridicolo, in paralleli tanto strampalati quanto offensivi per le vere vittime.

E’ evidente che sia l’uno che l’altra non sanno di cosa parlano.

Purtroppo Citati è in abbondante compagnia.

Contro Cuba abbiamo puntualmente i dotti elzeviri di Pierluigi Battista sul Corsera e poi gli articoli di Rocco Cotroneo, che diffama Cuba da Rio de Janeiro.

Su Repubblica è Omero Ciai a intervistare gli assassini della mafia cubano-americana di Miami invece delle vittime.

Per La Stampa è invece tal Gordiano Lupi che si accolla il duro lavoro di propalare pseudonotizie prive di ogni verifica, traducendo il blog della Sanchez. E si potrebbe continuare.

E questi sarebbero dei giornalisti?

Questi sono ignobili corifei del regime che disonorano e stuprano una delle piu’ nobili professioni umane: raccontare la verità.

Dove sarebbero i segni delle percosse, signora Sanchez? Chi accusa ha l’onere della prova.

Chi ti ha fornito e chi ti paga il blog ad alta tecnologia, su server tedesco e su dominio del Pentagono?

Come fai tu, illustre signora nessuno, senza nemmeno delle pubblicazioni, ad essere insignita di premi (Gasset da ElPais) ed avere contratti a suon di migliaia di euro per il tuo primo libro di quest’anno (15000 euro di anticipo da Rizzoli)?

Come mai proprio tu, che non sei nemmeno una prigioniera di coscienza "ufficiale" (54 secondo Amnesty nel 2008), e non altri?

Che rapporti hai col gruppo Prisa, proprietario di ElPais, lo stesso che ti ha conferito il "premio letterario Gasset"?

In realtà il blog della Sanchez è un’arma mediatica di propaganda contro la Revolucion cubana. Null’altro.

Il Pentagono ebbe a dire, tempo addietro, che "il web è un sistema d’arma".

Il governo USA, nel 2008, ha stanziato 45 milioni di dollari per "un cambio di governo drastico" nell’isola.

Sin dai tempi di Jefferson e Quincy Adams si parlava dell’annessione di Cuba come "necessaria" ed "irrinunciabile".

L’embargo più lungo (e vergognoso) della storia del mondo, quello contro la Cuba socialista, è lì a dimostrarci che, ai piani alti dell’imperialismo, nulla è cambiato.

Per questo terroristi armati e finanziati dagli USA come i Basulto, i Carriles, i Frometa, i Bosh vivono felici e protetti a Miami e rilasciani persino interviste in tv e giornali.

Per questo i mainstream ci obbligano pavlovianamente ad associare le conquiste sociali di Cuba con le più spaventose dittature immaginabili.

E’ questo il lavaggio del cervello.

E’ definire la sanità o l’istruzione universali come "marxismo-leninismo" e la più bassa mortalità infantile del continente americano (USA inclusi) come "mancanza di libertà di espressione".

E 70mila medici (spesso in giro per il mondo) e il 35% del parlamento composto da donne noi siamo addestrati dai mainstream ad associarli all’ "illiberale regime castrista"...

La verità è che, secondo Amnesty International, attualmente vi sono una cinquantina di prigionieri politici a Cuba.

Punto. Niente tortura, niente lavoro minorile, niente guerra, niente analfabetismo, nessun problema di disoccupazione o di trovare casa.

E, soprattutto, nessun giornalista ammazzato. Mai.

E’ in Italia che li ammazzano i giornalisti NON a Cuba. Ricordatevelo, penosi pennivendoli mainstream, quando vomitate le vostre calunnie gratuite contro Cuba socialista.

Cuba non scatena guerre imperialiste, non effettua, come l’Italia, rapimenti di stato (Abu Omar), torture di stato (Genova 2001), leggi razziste (reato di clandestinità).

A Cuba non si massacrano i detenuti come in Italia (Stefano Cucchi).

I prigionieri politici ci sono anche in Occidente. Anche in Italia (Michele Fabiani, per esempio), in Francia (Julien Coupat, per esempio), negli USA (Mumia Abu Jamal, per esempio e gli esempi sarebbero molti).

Invece di puntare il nostro dito (sporco di sangue) dovremmo avere il coraggio di guardarci allo specchio.

Sotto moltissimi aspetti, guardando al (pur imperfetto e migliorabile) socialismo cubano, noi occidentali opulenti, violenti e razzisti, dovremmo arrossire di vergogna. Solo la nostra stolida arroganza, una sesquipedale ignoranza e la propaganda mainstream ce lo impediscono.

Ma non sarà certo la nostra ridicola autorappresentazione a cambiare la realtà dei fatti, della storia.

Quella storia fatta dal popolo di Cuba, e nata dal sogno di un pugno di giovani ragazzi che fecero una rivoluzione. Una vera rivoluzione di un Paese del terzo mondo che non voleva rimanere vittima dell’Occidente.

La storia di Fidel Castro, un uomo (nelle parole di Garcia Marquez) "di costumi austeri e di illusioni insaziabili, con un’educazione formale all’antica, di parole pesate e di modi delicati, e incapace di concepire un’idea che non sia straordinaria". L’anima di quella "rivoluzione imperdonabile" (william Blum) che, col suo esempio, ha dimostrato che "un altro mondo è possibile". Sempre.

Oggi tutta l’America Latina si muove nel solco tracciato dalla Revolucion.
E’ questa la Storia.

E’ questa la realtà che i mainstream e le bloggere prezzolate potranno calunniare, infangare, distorcere, ma mai cancellare.

Nemmeno la bloggera alla moda oggi: Yoani Sanchez. Che parla tanto di "censura" e di "regime" e poi, per coerenza, calunnia il suo Paese col web in banda larga. E coi soldi di chissa chi.

da www.toscana.indymedia.org