lunedì 20 dicembre 2010

Punkina - Tutto! - download

dal 1993 tutte le canzoni dei Punkina.
ringraziamo:
LO ZOCCOLO DURO
I Gipsy Killers:
Ciccillo e Marco de Sè.
I Niente:
Giakkuino e Dario de Vì.
Autonomi
Maradona e produttori di fuochi d'artificio
Banda Bassotti
Ramones
Stefano Benni
Luca Hannibal
Marcello
Marco Risorto
Marco Tommacè
Massimiliano dei Pucci
Armando Penta
Konico


22 Dic CORTEO STUDENTESCO h 9:30 piazza DEL GESU'


Eravamo 100.000 a Roma il 14 dicembre, abbiamo assediato tutti insieme il parlamento. Scendiamo ancora il piazza piu determinati e piu convinti di prima che è finto il tempo dell'attesa, oggi dobbiamo riprenderci il presente per sognare il futuro. Partendo dall'opposizione alla RiForma di scuola e università
Mai piu precari, mai piu sfruttati... Liberi di sognare un altro futuro

Il corteo partirà da piazza del Gesu alle ore 9,30

L FUTURO CONTINUERA' AD ASSEDIARVI!
14-12-2010: LA PIAZZA ERA DEL POPOLO...

NON SONO BASTATE PIU' DI CENTOMILA PERSONE IN PIAZZA IL 14 DICEMBRE A ROMA...
NON BASTA LA RABBIA E LA DETERMINAZIONE DI UNA GENERAZIONE CHE DAL BASSO STA SCUOTENDO TUTTA L'EUROPA CONTRO I GOVERNI DELLA CRISI, DA ATENE A PARIGI, DA ROMA A LONDRA...

MERCOLEDI' 22 IL DDL GELMINI SARA' DI NUOVO IN PARLAMENTO PER ESSERE APPROVATO!
NOI SAREMO ANCORA NELLE STRADE PER BLOCCARVI!

mercoledì 15 dicembre 2010

Cariche e incendio blindato Gdf - Piazza del Popolo - Roma 14/12/2010

Marco Travaglio, Repubblica, Fatto Quotidiano. Perchè non vi impiccate?

Durante il tg7 di martedì sera Marco Travaglio si è intrattenuto, bontà sua, a parlare dei manifestanti di Roma. Giusto per dare, letteralmente, del "demente" a chi è sceso in piazza nel pomeriggio. E' chiaro che gente come Travaglio ha un ruolo quando le piazze sono silenziose e il protagonismo politico passa a chi, in televisione, fa tanto l'onesto nei salottini digitali tra uno spot pubblicitario e un servizio lacrimevole. E' da comprendere la preoccupazione di Marco Travaglio: quando la politica passa in mano ai protagonisti collettivi per gente come lui c'è il rischio di tornare ai tempi in cui faceva il garzone di Indro Montanelli. Travaglio è un buon cronista e ha anche senso dell’umorismo. Ma il suo è un mondo molto ristretto. Si divide tra notizie di interesse per la magistratura e notizie che non interessano agli inquirenti. Tutto quello che non è interessante per la magistratura per Travaglio non ha valore. Quando si dice pensare con il codice penale tatuato nella mente. Di qui un’idea di società altrettanto ristretta. Fatta di giudici, di avvocati, di giornalisti, di testimoni e di pubblico che assiste in aula o in televisione. Tutto ciò che non appartiene a questo mondo, per Marco Travaglio, è “demente”. Con questo metro di giudizio per Travaglio sarebbe risultato demente anche Thomas Jefferson figuriamoci gli studenti o, orrore, i comunisti. Ma lo comprendiamo, un mondo rischia di finire e nessuno lascia la ribalta volentieri. Stesso rischio corso da due organi della disinformazione di centrosinistra. Repubblica e Fatto quotidiano.

Cominciamo dal quotidiano diretto da Ezio Mauro. Repubblica, rispetto ai movimenti, gode di un periodo di accumulazione di infamia originaria. Ci riferiamo alla fine degli anni settanta quando si trattava di dire ai giovani di allora che la politica di massa non aveva senso, che i movimenti erano dispersi o che avrebbero imboccato la via perdente del terrorismo. L’unica strada da percorrere, nel frattempo che i giovani di allora si trasformavano in lettori del quotidiano, era quella di mettersi una cravatta, votare e sperare nel mercato. Da trenta anni a questa parte la linea sui movimenti di Repubblica è questa. Per ogni movimento che sfugga alla regola “diventi grande se ti metti una cravatta e speri nel mercato” c’è pronto un colossale lavoro di disinformazione, banalizzazione, criminalizzazione. C’è anche la pratica del lavoro preventivo. Appena nasce un movimento Repubblica annuncia “non è il ‘68”. Per indirizzare i giovani ad essere pragmatici, a non contestare i ricchi e le istituzioni del mercato anche se queste ti portano allo sfacelo. Nel frattempo i peggiori affamatori del paese sono stati promossi a modello. Da Ciampi, a Veltroni a D’Alema (che ha fatto pure una guerra supportata dal quotidiano diretto allora da Scalfari che oggi appoggia l’avventura afghana) a Prodi Repubblica non si è persa la propaganda di uno di questi modelli.

Il Fatto Quotidiano, cui parte della redazione proviene da L’Unità (foglio su cui stendiamo un velo pietoso per non scioccare i lettori) rappresenta una versione più adrenalinica di Repubblica. Dove si può anche provare il brivido di entrare non solo negli affari indiscreti del centrodestra ma anche in quelli del centrosinistra. Ma sui movimenti che sfuggono alle loro categorie la linea è unica. Si tratta di dementi, per dirla alla Travaglio. E cosa può essere un demente se non un soggetto manipolabile? Ecco allora che, su Repubblica e sul Fatto, dopo il riot di martedì fioriscono foto ed ipotesi sulla presenza di infiltrati nel corteo di Roma. Ecco servito un movimento: si parla di lui perché composto di dementi ed infiltrati. Immancabile l’esaltazione del coro delle voci bianche che condanna ogni violenza e manipolazione. Un gruppo semiclandestino di studenti del PD è stato infatti elevato da Repubblica a tribunale di condanna delle “violenze” avvenute nella giornata di martedì. Ecco quindi che il PD chiede a viva voce una relazione del ministro degli interni sugli infiltrati. Il vero obiettivo qui non è il governo, che avrà vita facile (grazie ai media) nel rispondere, ma i manifestanti di Roma. Più si parlerà di infiltrati più le persone reali presenti a Roma finiranno nell’ombra o rappresentate come deboli e manovrabili da poteri occulti. E’ l’unico modo per dare una certa legittimità a partiti liberisti estremisti (come il PD) o populisti che campano abusando la credulità popolare (come l’IDV di Di Pietro) delegittimando i movimenti tacciandoli di demenza come anticamera dell’essere facilmente manipolabili. Ovviamente dal nemico che, tramite gli infiltrati, fa quello che vuole. E così, affermando sottotraccia che i movimenti fanno il gioco di Berlusconi, il gioco si vorrebbe chiuso.

Ma, cari Travaglio, Repubblica e Fatto Quotidiano vi siete mai guardati allo specchio? In qualche lustro di battaglie, condotte con i vostri metodi, contro Berlusconi qualcuno ha cavato un ragno dal buco? A parte gli assegni che hanno riempito i vostri conti correnti bancari, s’intende.
In anni di giaculatorie sul conflitto di interessi, sulla legge elettorale, sulle infinite ricostruzioni dei pentiti, su sgangherati racconti parapolizieschi avete mai eroso il consenso del berlusconismo? Ovviamente no. Ecco ora lasciate spazio al protagonismo della piazza, fatta di gente reale, di giovani che lottano per un futuro, che le vostre cronache di palazzo servono solo ai consumatori di gossip. Si comprende come sia dura lasciare il protagonismo di un mondo che si riteneva immutabile, con le masse silenziose ed inerti. E se tutto ciò non vi piace allora perché non provate ad impiccarvi?
Per un suicida gli storici trovano sempre la pietà di un supplemento di memoria. Potrebbe essere una soluzione. Perché i prodotti di scarsa qualità che vendete di memoria ne lasceranno poca. Oltre alla sconfitta rischiate quindi anche l’oblio. Un gesto alla Mishima potrebbe quindi un’ottima soluzione per lasciare qualche traccia. Ma, per carità, lasciate stare i movimenti. Quelli lottano per la vita non, come voi, per posizionarsi meglio nelle tramissioni della chiacchiera politica, noia digitale eletta impropriamente a pubblica opinione.

per Senza Soste, Bill Shankly

15 dicembre 2010

Roma 14/12/2010 - 2



Roma 14-12-10 : Petardi uova e immondizia su palazzo grazioli blindato dalle forze dell'ordine e sanzionata dal basso la sede della protezione civile

Atene 12/2010

A Natale Puoi

martedì 14 dicembre 2010

martedì 7 dicembre 2010

Scontri in piazza della Scala



Gli scontri in piazza della Scala. Polizia e carabinieri respingono gli studenti che restavano in un angolo della piazza all'angolo con via Santa Margherita.

mercoledì 1 dicembre 2010

giovedì 25 novembre 2010

Milano, manganellate contro gli studenti 25/11/2010

Cariche della polizia contro gli studenti alla stazione di Bologna 25/11/2010



Il corteo degli studenti medi e universitari e dei collettivi - circa 500 persone - per protestare contro la riforma Gelmini, partito alle 9.30, quando è arrivato all'incrocio fra via Indipendenza e i viali ha deviato improvvisamente. I giovani si sono messi a correre verso il piazzale Est, chiuso da una grata di ferro.
I ragazzi si sono buttati contro la cancellata, rompendo dei vetri, cercando di sfondarla ma non ci sono riusciti. Si sono allora spostati verso piazzale Medaglie d'oro, dove erano già schierate le forze dell'ordine, che hanno caricato il gruppo di manifestanti. Due cariche e poi i ragazzi desistono, urlando "Vergogna, vergogna" e lanciando uova sui poliziotti, una trentina, che hanno colpito con manganelli la prima fila di manifestanti. I giovani sono poi tornati in corteo sui viali.

da InfoAut

Firenze: Polizia aggredisce gli studenti 25/11/2010

lunedì 22 novembre 2010

L'Aquila chiama Italia - Macerie di Democrazia - Corteo



Le Mamme Vulcaniche di Terzigno

LA MINISTRONZA 3


"Il nostro Paese assiste all'ennesimo imbarbarimento dello scontro, che nulla ha a che vedere con la politica, ed in mezzo ci finisce per l'ennesima volta una donna"
(2009, mara carfagna sulla Ministronza)

"A Napoli le chiamano le vaiasse"
(2010, mara carfagna su alessandra mussolini)

Rezaka del Norte - Sin Norte (2009) - download


Ranchera / Punk dal Cile!

MySpace DOWNLOAD


domenica 14 novembre 2010

Brescia



Il corteo di solidarietà cerca di arrivare sotto la gru dove un gruppo di extracomunitari è asserragliato dal 30 ottobre. Gli agenti bloccano la manifestazione e sono bersaglio dalla folla

Brescia



Tensione a Brescia per il corteo di solidarietà verso il gruppo di extracomunitari asserragliato sulla gru dal 30 ottobre. Questi agenti fermano un manifestante, uno dei poliziotti lo colpisce con un calcio e viene fermato da un collega

Giovedì 11 novembre 2010, le realtà dell'autorganizzazione sociale, dei sindacati di base, degli studenti, dei comitati civici per i beni comuni, del mondo del lavoro, dei precari sono scesi in piazza in occasione dell'udienza di Riesame degli arresti per rivendicare la libertà dei 13 precari del progetto Bros arrestati dopo un autentico pestaggio, otto nel carcere di Poggioreale e cinque attualmente ai domiciliari, sono l'ennesimo bilancio allucinante di chi pensa di gestire la crisi sociale con la repressione e il manganello.

London protest over tuition fees at 30 Millbank

GRU OCCUPATA 08 novembre - CARICHE IMMOTIVATE

mercoledì 3 novembre 2010

Taverna del Re carica della Polizia mercoledì 3 novembre 2010

Scontri Taverna del Re 2 Novembre 2010





Gli scontri tra polizia e manifestanti durante l'emergenza rifiuti in Campania a Taverna del Re (Giugliano) Campania.

NapoliUrbanBlog

mercoledì 27 ottobre 2010

Terzigno diritti congelati

Terzigno diritti congelati from Nicola Angrisano on Vimeo.


Il giorno del NO! Diecimila, forse molti di più, i cittadini di Boscoreale, Terzigno e San Giuseppe Ves. che si sono ritrovati in un enorme corteo che è partito dalla rotonda di via Passanti a Terzigno e si è ingrossato come un fiume in piena, attraversando Le strade di Boscoreale, fino a travolgere il primo blocco di polizia sulla rotonda di via Panoramica e terminare di fronte all'ultimo sbarramento della guardia di finanza davanti alla cava Vitiello.
E così a migliaia si sono riversati nelle strade per ribellarsi a quest'imposizione, alle proposte arroganti e beffarde di Bertolaso, per far capire che non ci sono alternative alla certezza dell'abbandono dei progetti sulla cava Vitiello e all'immediata chiusura e bonifica della discarica Sari.

martedì 26 ottobre 2010

Discarica Terzigno: ecco cosa accade tutti i giorni per far sversare i rifiuti


Da evidenziare, inoltre, che sulla discarica non salgono solo i "classici" autocompattatori adibiti alla raccolta dei rifiuti, ma anche cisterne e camion "semplici". La domanda sorge spontanea..cosa contengono quest'ultimi?

SalviamoilVesuvio

TERZIGNO SI RIVOLTA A BERTOLASO


Reportage di M.I.Na. (media indipendenti Napoletani) sulle rivolte di Terzigno e Boscoreale dopo la proposta di accordo fatta da Bertolaso per risolvere la perenne emergenza rifiuti che ormai travolge anche il Parco del Vesuvio.
Il video ripercorre le fasi salienti della serata di sabato 23 ottobre con gli interventi del sindaco Langella e il disaccordo dei membri del comitato del Presidio.
La serata è stata caratterizzata dagli scontri tra i manifestanti e i poliziotti in assetto antisommossa che hanno fatto un massiccio dei lacrimogeni al CS sparando anche ad altezza uomo.
Musiche dei "Dead Prez" e dei campani "Op.Rot & mc 'OZì & dj Uncino" che ringraziamo per la disponibilità.

Nicola Angrisano

lunedì 25 ottobre 2010

MARONI: GIU' LE ARMI O INTERVERREMO IN MODO DURO

Non perde tempo il ministro dell'Interno Roberto Maroni: a Terzigno "ci sono stati atti di vera e propria violenza nei confronti delle forze dell'ordine e questo non è più accettabile -dice il ministro leghista-, per cui faccio un invito a tutti a deporre le armi, altrimenti credo che sarà necessario intervenire in modo più duro di quanto non si sia fatto finora". L'inquilino del Viminale dunque cavalca subito la cronaca più allarmistica, che da stamattina rilancia in pompa magna la notizia di un'aggressione alla polizia avvenuta la scorsa notte nel centro storico di Terzigno. Tre giovani, di età compresa fra i 18 e i 24 anni, tutti residenti nella zona vesuviana, avrebbero ingaggiato una colluttazione con due pattuglie di poliziotti, ferendone uno ad un occhio. Risultato: fermo per i tre ragazzi, con accuse di lesioni, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Il tutto nella prima notte senza scontri da quando sono ripartire le proteste contro le discariche. Ieri i sindaci dei 4 Comuni vesuviani coinvolti nella vertenza hanno nuovamente risposto picche alla Protezione civile, rifiutandosi di firmare l'intesa che prevedeva il congelamento a tempo indeterminato della costruzione della nuova discarica di Cava Vitiello. L'obiettivo delle comunità locali è infatti quello di ottenere per legge la garanzia che il sito, il più grande sversatoio d'Europa secondo i progetti, proprio nel Parco nazionale del Vesuvio, non sarà realizzato. Il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, ha comunque detto che il governo andrà avanti sulla base del documento che i sindaci non hanno voluto firmare, impegnandosi ad un rispetto unilaterale dell'accordo che lascia parecchi punti di domanda. Intanto sono iniziati i lavori di copertura con terreno vegetale della discarica Sari, quella già attiva nella zona di Terzigno. Con i forti miasmi emanati, lo sversatoio Sari è stato l'altro cardine della protesta dei cittadini. Ora gli odori dovrebbero essere ridotti. Per sabato 30 ottobre è prevista una nuova manifestazione. Nella trx sentiamo gli interventi della dottoressa Felicetta Parisi neonatologa al San Giovanni Bosco , di Angelo Genovese docente universitario e attivista dei movimenti e di Mario della Rete Campana Salute e Ambiente.

Terzigno Disco Samba



davidcastrista

domenica 24 ottobre 2010

mercoledì 20 ottobre 2010

La Francia in piazza - manifestazione a Tolosa 9 ottobre 2010


Manifestation record ce 19 octobre 2010 à Toulouse !
Caricato da PCFTV31. - Guarda gli ultimi video.

20 Ottobre: 5000 in piazza. Abbiamo iniziato per non fermarci!

Oggi, 20 ottobre, 5 mila studenti medi ed universitari insieme ai movimenti sociali e politici della città, hanno sfilato da P.zza del Gesù fino al Palazzo della Regione a Santa Lucia dove stati ricevuti in delegazione dal capo staf dell'Assesore all'Istruzione.
Dietro lo striscione "I DIRITTI NON SI ARRESTANO....ARRESTIAMO LA RIFORMA!" gli studenti sono tornati in piazza per manifestare, ancora una volta, contro la Riforma di scuole ed università e contro i tagli al diritto allo studio.

Un corteo contro la Riforma, ma anche una risposta forte ed unitaria alla gestione dell'ordine pubblico (mai come in questo caso "disordine pubblico") messa in atto dalla Questura di Napoli durante il corteo di studenti medi, universitari e precari della scuola dello scorso 15 ottobre.

Come ormai noto in città, la DIGOS quel giorno ha scatenato una vera e propria caccia all'uomo nelle strade adiacenti alla Questura, tra l'indignazione di passanti e commercianti, colpendo ripetutamente gli studenti con calci, pugni e manganelli, sequestrando per mezz'ora due studenti nel portone di un palazzo e arrivando a procedere all'arresto di un giovane precario della ricerca.

Una vicenda che doveva concludersi con una "sentenza esemplare", come anticipato sulle pagine di un noto quotidiano della città dal nuovo Questore Giuffrè, e che invece si è risolta con un nulla di fatto in Tribunale: “Carenza di prove”, “assoluta contraddittorietà da parte della pubblica accusa”, “dichiarazioni degli ispettori della DIGOS non riscontrabili nei fatti”, questa la pronuncia del giudice sulle accuse di lesioni, resistenza ed oltraggio a pubblico ufficiale rivolte a Salvatore.

A chi vuole studenti e lavoratori ridotti al silenzio e chiusi in casa, abbiamo risposto riempiendo di nuovo le strade della città, ribandendo che vogliamo il blocco di questa Riforma e la riapertura dei finanziamenti ai servizi che garantiscono il diritto allo studio per tutti (mense, borse universitarie, residenze, libri e trasporti gratuiti per gli studenti).

Ora lo sa anche l'Assessorato regionale all'Istruzione, gli studenti riscalderanno ancora l'autunno insieme a lavoratori, lavoratori precari, disoccupati e sfruttati della nostra città.

CAU Napoli

martedì 19 ottobre 2010

Terzigno scontri 19 Ottobre



NapoliUrbanBlog

Guerriglia urbana nel centro di Cagliari Pastori Sardi MPS TG3 19 Ottobre 2010



CAGLIARI - Scene da guerriglia urbana oggi pomeriggio davanti al palazzo del Consiglio regionale a Cagliari con lanci di pietre contro le vetrate da parte di alcuni pastori del Movimento guidato da Felice Floris che protestano contro la crisi del settore. Dopo le cariche e gli scontri, nella centralissima via Roma dove restano i segni della battaglia durata circa mezz'ora, regna una calma apparente. Per terra cocci di vetro, pietre, lattine e bottiglie di birra, aste di bandiera e spazzatura di alcuni cassonetti messi in mezzo alla strada dai manifestanti. Il bilancio è di sei persone fermate, alcuni feriti tra i pastori e tre feriti tra gli agenti di polizia, uno dei quali è stato colpito al volto da una pietra. Inoltre, il fotografo cagliaritano Mario Lastretti è stato raggiunto alla testa da un lacrimogeno in caduta mentre stava scattando foto della manifestazione.

domenica 17 ottobre 2010

20 Ottobre CORTEO studentesco : i DIRITTI non si ARRESTANO, arrestiamo la RIFORMA!!!



I DIRITTI NON SI ARRESTANO! ... ARRESTIAMO LA RIFORMA!
MERCOLEDì 20 OTTOBRE - ORE 9 E 30 - PIAZZA DEL GESU'

Nel 2008 centinaia di migliaia di studenti hanno manifestato contro la Riforma Gelmini ed il generale smantellamento di scuola, università e ricerca. Ora, a due anni di distanza, le conseguenze della riforma si fanno duramente sentire: tagli ai fondi, classi di 40 alunni, strutture fatiscenti, precari costretti ad inseguire di mese in mese il rinnovo del contratto, mancanza di borse di studio e diritti riconosciuti agli studenti... È per questo che in tutta Italia torniamo in piazza a gridare a gran voce che questa riforma si può e si deve bloccare!
Ma il problema non è certo solo la distruzione del sistema formativo. Come sempre accade, in tempi di crisi, l'attacco ai diritti viene generalizzato: da un lato si taglia su ogni settore pubblico (sanità, trasporti, servizi sociali etc.), dall'altro si colpisce il mondo del lavoro con licenziamenti, cassa integrazione, ipersfruttamento, precarizzazione. E su chiunque provi a ribellarsi a questo stato di cose si abbatte la repressione, proprio come il nostro compagno Tonino rinchiuso in carcere da più di due mesi a causa della sua militanza antifascista. L'ultimo episodio risale al 15 ottobre, quando un corteo di studenti, lavoratori e disoccupati è stato brutalmente caricato, alcuni studenti pestati a sangue e un precario della ricerca addirittura arrestato e processato per direttissima. Tutto questo solo per aver lottato per il diritto di decidere della propria vita e del proprio futuro. Che l'arresto fosse del tutto arbitrario è dimostrato dal fatto che le misure di custodia siano state immediatamente ritirate e la flagranza di reato addirittura contestata dal giudice.
Nonostante queste ed altre intimidazioni, noi non ci fermeremo, continueremo a fare di tante un'unica lotta, a generalizzare e rilanciare il conflitto sociale, senza delegare a nessuno la difesa e l'estensione dei nostri diritti, perché siamo determinati a riprenderci ciò che ci spetta. Facciamo come in Francia, costruiamo lo sciopero generale, difendiamo il nostro futuro. Noi la crisi non la paghiamo!

IL FUTURO È TUTTO DA SCRIVERE...

CORTEO CITTADINO

MERCOLEDì 20 OTTOBRE - ORE 9 E 30 - PIAZZA DEL GESU'

sabato 16 ottobre 2010

Napoli - 15 Ottobre 2010: la Polizia sequestra due studenti nell'androne di un palazzo



Venerdì 15 ottobre, al termine del corteo di studenti medi e universitari, insieme ai precari della scuola e i disoccupati, in piazza per protestare contro la riforma di scuola ed università, si è verificata un'assurda e inspiegabile caccia all'uomo da parte di polizia e agenti della DIGOS. Con violenza gli agenti hanno picchiato alcuni studenti e tratto un precario della ricerca in stato arrestato e processato per direttissima il giorno seguente (tutte le accuse sono decadute). Duarne la "caccia all'uomo" due studenti vengono accerchiati dagli agenti della DIGOS e rinchiusi dagli stessi nell'androne di un palazzo...

CAU Channel

Salvatore è libero! Ora torniamo in piazza.


“Carenza di prove”, “assoluta contraddittorietà da parte della pubblica accusa”, “dichiarazioni degli ispettori della DIGOS non riscontrabili nei fatti”, così oggi si è pronunciato il giudice, facendo cadere le accuse montate ad arte dalla Polizia contro Salvatore, il precario della ricerca fermato al termine del corteo di ieri.

Un corteo partecipato, pacifico ma determinato che ha portato in piazza migliaia di studenti medi e universitari, precari Cobas-scuola e disoccupati contro la Riforma Gelmini, i tagli al mondo della formazione e la sospensione delle tariffe agevolate di UNICO Campania per studenti e fasce deboli della società.

L’operato della polizia nella giornata di ieri è stato un chiaro monito per tutti coloro che in tante città italiane stanno animando la protesta studentesca: da Napoli a Palermo, da Roma a Torino chi lotta deve sapere che può essere fermato durante un corteo senza motivo, picchiato a sangue, persino trascinato in Questura, trattenuto di notte e processato per direttissima con accuse che spesso neanche reggono di fronte ad un magistrato. Tentativo fallito.

Oggi 16 ottobre, più di 200 tra studenti, precari e lavoratori si sono ritrovati sotto il Palazzo di Giustizia di Napoli per chiedere la liberazione di Salvatore.

Ora che l’abbiamo ottenuta, lanciamo un appello a tutti coloro che vogliono rilanciare nella nostra città la lotta contro Riforma di scuola e Università per la costruzione di una mobilitazione che riporti in piazza studenti e lavoratori mercoledì 20 ottobre.

I diritti non si arrestano!

The future is unwritten, il futuro è ancora da scrivere…

CAU Napoli

Napoli - 15 Ottobre - 2000 studenti e precari in piazza... caccia all'uomo della DIGOS



CAU Channel

Un ragazzo, un precario della ricerca, colpevole di aver manifestato per i propri diritti, è in stato di arresto e domani mattina sarà processato per direttissima!

Venerdì 15 ottobre, al termine del corteo di studenti medi e universitari, insieme ai precari della scuola e i disoccupati, in piazza per protestare contro la riforma di scuola ed università, si è verificata un'assurda e inspiegabile caccia all'uomo da parte di polizia e agenti della DIGOS. Con violenza gli agenti hanno picchiato alcuni studenti e tratto un precario della ricerca in stato di fermo.
Dopo 5 ore di estenuante attesa, senza la possibilità per gli avvocati di salire per assistere il ragazzo, alle ore 17:20 il fermo è stato commutato in stato di arresto, con l'accusa di reati completamente inventati (oltraggio a pubblico ufficiale, resistenza...), e domani mattina alle ore 8:30 si terrà il processo per direttissima.

Da parte delle forze dell'ordine nessun contuso, come invece su molti giornali viene scritto. Resta solo la violenza con la quale oggi le forze dell'ordine, hanno deciso che è un crimine manifestare per i propri diritti, dallo studio, al lavoro, ai trasporti.

Chi in questa città è impegnato nelle lotte sociali, dal lavoro alla scuola, dall'università ai territori, non si tirerà però indietro!

Se l'autunno si preannunciava caldo, adesso è bollente e ci spetta! ...the future is unwritten...

mercoledì 13 ottobre 2010

Genova, l’Italia scopre la Serbia undici anni dopo averla bombardata

La telecronaca dal campo di Italia-Serbia di ieri è destinata a passare agli archivi come un documento sull’impossibilità dei giornalisti sportivi a commentare fatti che avvengono negli stadi. Esilarante la gaffe in diretta sul saluto dei giocatori serbi ai loro tifosi, saluto fatto nel tentativo di calmarli e di farli sentire dalla loro parte. I giocatori della Serbia hanno salutato infatti, con un fare molto timido e tipico di chi teme che gli arrivi addosso un oggetto contundente, col gesto tradizionale dell’esposizione delle tre dita. Che è il gesto storico del nazionalismo serbo e indica fedeltà a dio, alla patria e allo zar (quello moscovita, in nome dell’alleanza panslava). Dalla postazione della Rai è partito, senza pensarci un attimo, un commento che voleva il gesto delle tre dita come il timore espresso verso lo 0-3 a tavolino che sarebbe costato alla squadra che avrebbe provocato la sospensione della partita. Dallo studio Rai hanno capito la portata della gaffe, è come dire ad una cerimonia ufficiale che il saluto a pugno chiuso è preludio ad un cazzotto, e dopo un’oretta hanno fatto correggere in diretta il commento dei due giornalisti.
Quest’episodio è rivelatore di qualcosa di più di una semplice gaffe. L’Italia sta infatti scoprendo la Serbia undici anni dopo averla bombardata. Sempre, ammesso, e non concesso, che gli italiani si ricordino di aver bombardato la Serbia. Questa società ha infatti tratti orwelliani per cui il ricordo collettivo del passato sembra in preda ad una sindrome di Korsakoff, dove i vuoti di memoria vengono riempiti con costruzioni talvolta fantastiche talvolta deliranti, rigidamente governata dai media generalisti.
La società serba è invece in preda ad altro genere di convulsioni, tipiche di un sistema sociale che dopo dieci anni di guerra civile, dieci di stagnazione economica sta cercando di entrare nei canoni della piena compatibilità al mondo liberista europeo. Quello che abbiamo visto nelle strade di Genova è un fenomeno di rigetto di questo tentativo di immettere liberismo puro nella società serba da parte del potere locale. E qui ci sono frizioni interne tali che gli stessi serbi, pur essendo in trasferta, non hanno cercato contatto vero con i tifosi italiani. Hanno infatti scelto la platea internazionale, quella meglio connessa per i media, per lanciare meglio messaggi locali.
E, a parte qualche negozio che ha avuto la sfortuna di trovarsi sul loro passaggio, hanno rivolto la loro contestazione soprattutto ai giocatori della propria squadra lanciando ogni genere di messaggio ad uso interno. Un paio di striscioni in italiano, compreso uno sul Kosovo, ricordavano la loro presenza nel nostro paese. Ma nel complesso, considerando che l’Italia nel recente passato ha bombardato la Serbia, ci hanno quasi ignorati.
Genova è stato così il set, come accade nelle società della comunicazione globale, per questioni puramente serbe. Di uno stato che ha ancora decine di migliaia di sfollati, retaggio delle guerre degli anni ’90, e che sta attraversando una ristrutturazione economica e finanziaria dovuta al fatto che si è candidata ad entrare nell’Ue. Aprendo una dialettica, di fatto, tra “occidentalisti” e “puramente serbi” che rappresenta una maschera farsesca e trasfigurata dei drammi sociali di quel paese. Colpisce, in questo contesto, vedere giovani serbi fare il saluto romano. Si tratta pur sempre di una terra che, dalle invasioni naziste e fasciste, ha ricavato centinaia di migliaia di vittime. Ma il neonazismo serbo, come quello russo, ricorda quello degli skins inglesi a cavallo degli anni ’70 e ’80. L’assunzione identitaria, isterica, paradossale e desiderosa di assumere l’aura della potenza stracciona degli ultimi, tipica di chi sente addosso il fallimento di un modello sociale e cerca la prima soluzione disponibile per reagire. Qualunque sia questa soluzione. Che qui viene fuori secondo canoni a volte incomprensibili per chi non ha immediata dimestichezza con la cultura slava.
Di fronte all’attraversamento in Italia di questi fenomeni le risposte sono tipiche di un paese che non sa e non vuole capire, che non è in grado di affrontare positivamente alcuna conseguenza dei drammi del mondo contemporaneo. Prima però è utile comprendere che la polizia a Genova, città che ormai ha un proprio significato fatale, ha fatto capire che non è in grado di affrontare tifoserie che non corrispondano a comportamenti come delineati nel modello Maroni-Amato. Che è un modello che, in corrispondenza con le ristrutturazioni interne e i tagli agli organici, prevede una selezione a monte delle tifoserie intenzionate a venire in trasferta (Daspo indiscriminato, tessera del tifoso, proibizioni del Casms) per poter concentrare e specializzare le residue forze su ciò che arriva a valle.
I serbi arrivati a Genova sfuggivano completamente a questo modello mostrando così come i dispositivi di polizia italiani contemporanei funzionino meglio soprattutto sul piano preventivo. Ma stavolta i problemi erano tutti sul campo. Quando ai dispositivi di comunicazione tra istituzioni nei momenti di crisi merita riportare la telefonata del sindaco di Genova, così come è stata raccolta dal Secolo XIX, al questore della città ligure. Il sindaco PD, sempre in piedi dopo uno scandalo niente male sulla questione degli appalti delle mense nelle scuole, si è lamentato prontamente con il questore perché i serbi avevano fatto scritte sul muro del comune di Genova.
Quindi, nelle prime ore calde di ieri, le istituzioni ufficialmente temevano la messa a ferro e fuoco della città ma di fatto discutevano di scritte sui muri. Tanto per far vedere come la politica spettacolo sulla microcriminalità, alla quale è stato affrancato il graffitismo, è l’unico metro di misura con il quale le istituzioni valutano sé stesse e la propria affidabilità. Anche in momenti di emergenza e con i barbari alle porte.
Il giorno successivo i media italiani hanno mostrato la cattura del grizzly, il serbo incappucciato e vestito di nero che istantaneamente è diventato l’icona di tutte le tifoseria di destra del pianeta, come spettacolo riparatorio per quanto avvenuto il giorno precedente. Un tg non si è nemmeno risparmiato di mandare in onda le urla di giubilo dei poliziotti all’arresto. Proprio come per la caccia all’orso. Del resto i media sono l’unico elemento in grado ad oggi di assicurare la coesione sociale complessiva. E’ significativo che lo facciano efficacemente, al di là delle retoriche sulla sicurezza e sull’efficienza di polizia, quando usano codici di spettacolo mediale del tutto neotribali.
C’è da chiedersi cosa resterà della giornata genovese. Sicuramente la vicenda peserà nel comportamento della polizia nei confronti delle tifoserie italiane. Nella ricostruzione di qualsiasi incidente del prossimo periodo non mancherà mai, nei media, il richiamo a quanto accaduto a Genova. Per mantenere un più generale “allarme tifoserie” favorendo così la ristrutturazione delle tattiche di polizia dal confronto sul campo alla prevenzione, da valle a monte. Finendo così per congelare, se non peggio, ogni questione riguardante i diritti civili delle tifoserie. Per quanto riguarda la sinistra invece la vicenda di Genova rappresenta la tanto invocata manna dal cielo a conferma dei peggiori, confortevoli pregiudizi. Il miglior spot, girato su una pluralità di piattaforme mediali, per questa conferma è il saluto romano dell’hooligan serbo riprodotto incessantemente appena si apre un tg o richiamato su youtube. Icona che serve, a sinistra, per confermare il pregiudizio, totalmente errato, sulla attuale cultura ultras come fenomeno di destra. Sarebbe come dire che tutti i partiti politici sono fascisti perché il fascismo aveva fondato un partito. Ma tanto basta ad una sinistra che, dalla separazione con la società, cerca ancora di ricavare qualche voto sfruttando qualche fantasma metropolitano. In fondo sono praticamente tutti in giro quegli esponenti della sinistra che, adeguandosi alle direttive della Nato, fecero bombardare la Serbia. E quelli esponenti della sinistra che allora non erano d’accordo, dopo qualche anno, presero il presidente del consiglio responsabile di quella strage e lo nominarono ministro degli esteri. Passeranno anche loro.
Nel frattempo facciamoci due risate con l’inviata del Tg2 che ha presidiato un vetro incrinato, l’unico visibile nello stadio di Marassi, e ci ha ricamato sopra un lungo servizio sulla violenza degli hooligan serbi. C’è proprio da chiedersi quali misure politiche riuscirebbero a scatenare i media di oggi in caso di scontri provocati da tifoserie come quella del Leeds dopo la finale di coppa dei campioni a Parigi del maggio del 1975. Quanto ad un nuovo Heysel, pare certo, oggi sarebbe usato persino per legittimare un intervento militare in Pakistan.

per Senza Soste, nique la police

(ANSA) – ROMA 13 ott – PERQUISITI COVI TERRORISTI – Questa mattina con le prime luci dell’alba le forze dell’ordine hanno fatto irruzione in numerosi pollai alla ricerca del capo della (n)uova organizzazione terroristica che da giorni sta mettendo a rischio la democrazia italiana attraverso il reiterato e pericolosissimo lancio di uova contro le sedi del sindacato di stato CISL. In uno di questi covi gli agenti hanno sequestrato becchime, pagliericcio e una scaletta maleodorante; materiale che a detta degli stessi agenti dimostra chiaramente come i terroristi stessero covando nuove azioni. Tutti i reperti sono al vaglio degli inquirenti. Stando alle fonti dell’intelligence il vertice di questa (n)uova struttura criminale sarebbe occupato da una figura femminile che risponderebbe al nome di battaglia Galina Faseiova. Al momento non risultano fermi o arresti.

(ANSA) – Roma 13 ott – MARONI: LI BECCHEREMO – Prontamente informato degli sviluppi dell’operazione il Ministro degli interni ha così commentato: Purtroppo si sono volatilizzati e non siamo riusciti a beccarli.

da Collettivo Militant

lunedì 11 ottobre 2010

Palermo: aggressioni della polizia davanti al liceo Umberto I


Comunicato stampa:

Ci sono molte inesattezze e falsità circa le notizie divulgate dalle agenzie stampa sul sit-in antifascista davanti il liceo classico Umberto I di Palermo svoltosi ieri 09/10/10 alle ore 12:00.

Innanzitutto smentiamo che ci siano dei nostri compagni in stato di fermo o di arresto, tutt’ora rimangono “ostaggi” dello stato tre compagni universitari. Altri tre arrestati, tra cui un minorenne, sono stati rilasciati ieri nel tardo pomeriggio.

il sit-in non è stato organizzato solamente dalla nostra organizzazione ma anche da altri antifascisti palermitani, collettivi e organizzazioni tra cui il Collettivo ‘68 degli stessi studenti del liceo classico Umberto I.
Si trattava di un semplice volantinaggio di denuncia circa le ultime aggressioni fasciste avvenute davanti la scuola da parte di gruppi neofascisti come Casapound e Giovane Italia (ex Azione Giovani), l’ultima consumatasi lo scorso 25 settembre ai danni di alcuni studenti medi antifascisti di cui abbiamo già scritto sul nostro blog.

Il volantinaggio è incominciato alle 12:00 in concomitanza con l’uscita di alcuni studenti, erano presenti una trentina di antifascisti posizionati sul marciapiede di fronte la scuola con uno striscione con su scritto “Cacciamo i fascisti da scuole e facoltà”.
Quando è terminata l’uscita dei ragazzi da scuola, alcuni dei quali si sono uniti al sit in, sono sopraggiunti agenti della digos che ci hanno intimato di andarcene perché il sit-in “non era autorizzato”, al nostro netto rifiuto di interrompere il sacrosanto diritto d’espressione sancito dalla Costituzione Italiana, e ribattendo che si trattava di un volantinaggio sul marciapiede per il quale non c’è bisogno di nessuna comunicazione in questura, gli agenti della digos hanno intimato i presenti a fornire le generalità, alla nostra richiesta di spiegazioni hanno afferrato strattonandolo un compagno del Collettivo 20 luglio di scienze politiche dicendo: “ora tu vieni con noi”, alcuni compagni hanno reagito sfilandogli il compagno e ritirandoselo sul marciapiede, a questo punto è iniziato il parapiglia dove gli agenti della digos più alcuni poliziotti in divisa, sopraggiunti su un paio di volanti, si sono avventati contro tutti i compagni cercando di arrestarne quanti più possibile, il sit-in ha risposto compatto e determinato: i compagni tiravano dalla presa dei poliziotti gli altri che erano placcati da 4-5 poliziotti e agenti della digos contemporaneamente.

Questa reazione determinata e compatta da un lato ha sorpreso chi è abituato ad ubbidire e a servire i superiori, dall’altro ha causato una foga ancora maggiore dei servi in divisa che si sono avventati principalmente contro i più piccoli.

Due compagni appena diciottenni, tutt’ora in arresto, sono stati sbattuti violentemente sul marciapiede con 4-5 poliziotti per ognuno che li bloccavano anche pressando con le ginocchia sul collo dei compagni.

Nel mentre agli studenti della scuola che tecnicamente erano usciti ma che erano rimasti dentro l’atrio non è stato permesso di uscire, il preside ha ordinato di chiudere i cancelli. Molti di loro indignati sono saliti sulla cancellata e sulle ringhiere della scuola gridando “vergogna !” in direzione della polizia, anche molti genitori e passanti che poco prima si erano avvicinati al nostro sit-in, osservavano la scena con un misto di indignazione e incredulità, una giovanissima studentessa appena sopraggiunta al sit-in e vedendo un tale spettacolo, ha inveito con rabbia contro la polizia e come risposta è stata sbattuta contro dei cassonetti.

Contemporaneamente sopraggiungevano altre volanti da cui scendevano altri poliziotti che si avventavano sugli studenti del sit-in e sugli studenti della scuola obbligandoli a cancellare foto e filmini amatoriali: le prove dell’aggressione poliziesca.
Dopo una resistenza determinata degli iniziali partecipanti più gli studenti che sono riusciti a raggiungere il sit-in, dopo aver sbattuto a terra e al muro alcuni di noi, sono riusciti ad arrestare 6 compagni (Cesare,Ruggero e Francesco tutt’ora in stato d’arresto e Paolo,Mauro e Carlo indagati ma rilasciati ieri nel tardo pomeriggio), gli altri dopo essersi ricompattati, hanno deciso di fornire solo 3 documenti permettendo al resto dei compagni di allontanarsi ed evitare ulteriori fermi e arresti.

Per arrestare questi sei compagni lo stato ha messo in campo uno spropositato intervento della polizia ( in tutto circa 15 volanti, una camionetta dell’antisommossa e le strade limitrofe chiuse al traffico), un’autentica aggressione contro 30 studenti antifascisti da parte di almeno 50 poliziotti “supportati” sul campo da una decina di digossini, abbiamo avuto anche l’onore di ricevere la visita del vice questore Pampillonia!
Questa è la cronaca dei fatti, al contrario di quanto scritto dai giornali, non c’è stata alcuna colluttazione o scontro con i fascisti (anche se li abbiamo visti scorazzare liberamente sia prima che dopo il sit-in nei pressi del liceo), non c’è stato nessun lancio di oggetti contro le forze dell’ordine, piuttosto il contrario.
La versione divulgata dalla questura circa uno scontro tra opposte fazioni che si fronteggiavano e totalmente falsa e serve solo a giustificare il grave atto di repressione poliziesca davanti agli occhi di decine di persone tra studenti,genitori, lavoratori e passanti.

Il problema di ordine pubblico è stato provocato dalla repressione poliziesca contro un pacifico volantinaggio che non stava mettendo in pericolo nessuno studente della scuola contrariamente da quanto dichiarato dal preside della scuola Antonino Raffaele.

La scellerata decisione del preside di chiamare continuamente la Questura anche in questa occasione è stata causa di “problemi all’ordine pubblico” e della contusione di studenti giovanissimi, di tutto questo il preside è responsabile e dovrà rendere conto agli studenti.

Come abbiamo scritto in comunicati precedenti sul nostro blog, ormai è da circa un anno che il preside tollera che organizzazioni neofasciste facciano la loro sporca propaganda sia dentro che fuori la scuola.
Chiunque dovrebbe indignarsi davanti al fatto che esistano gruppi neofascisti, tollerati e spalleggiati dallo stato e dal governo, in teoria vietati dalla costituzione italiana di cui il preside dovrebbe esserne garante a scuola.

Ma tutto ciò non ci stupisce, l’antifascismo non lo deleghiamo a nessuno, ne ad un preside che non ha cura dei propri studenti, ancor meno allo stato e ai suoi servi in divisa che storicamente sono collusi con i fascisti.
L’antifascismo è un valore sacrosanto che difendiamo e pratichiamo quotidianamente.

In questa città, come diciamo da tempo, il clima sta cambiando, a Palermo la digos scorta i fascisti di Casapound la notte per coprire le scritte antifasciste davanti l’Umberto, a Palermo ieri la questura ha alzato di grosso il tiro contro chi esprime un’ opinione non conforme a quella dominante, contro chi denuncia la collusione tra istituzione e squadristi, contro gli antifascisti e indirettamente contro qualsiasi cittadino che esprime il proprio dissenso. Non dimentichiamo come la settimana scorsa siano successi episodi analoghi contro liberi cittadini che non gradivano la visita del Papa costata 3 milioni di € in una città in permanente emergenza sociale
È evidente che, dopo la grande manifestazione studentesca di Venerdi scorso con la partecipazione di 7000 studenti che gridavano all’unisono “siamo tutti antifascisti” , che dopo l’esperienza dell’onda del 2008 sono pronti a scendere nuovamente in campo con più esperienza e determinazione, la reazione delle istituzioni è di paura e spaesamento al montare del dissenso reagendo con la repressione poliziesca, principalmente contro i giovani e i giovanissimi che scoprono un nuovo modo di fare politica, quella vera, lontana da partiti e sindacati istituzionali.

Tutto questo non rimarrà impunito!
Cesare,Ruggero e Francesco liberi subito!
Chi semina vento raccoglie tempesta!

Oggi alle ore 16:00 sit-in sotto la Questura a seguire assemblea di movimento presso la sede dello Slai Cobas per il Sindacato di Classe in Via G.del Duca 4 (accanto i cantieri culturali della zisa).

Domani ore 9:00 sit-in davanti il Tribunale di Palermo

Partecipiamo in massa a tutti gli appuntamenti, la solidarietà è un’arma!

Red Block

Domenica 10/10/10

Val di Dusa - No Tav - Marcia del 9 Ottobre 2010



Marcia No tav da Vaie a Sant'Ambrogio del 9 ottobre 2010

venerdì 8 ottobre 2010

SCUOLA: 300MILA STUDENTI IN PIAZZA IN OLTRE 100 CITTA' CONTRO I TAGLI DELLA GELMINI

300mila persone in piazza in circa 100 città d'Italia: queste le ultime cifre fornite dagli organizzatori del No Gelmini Day, la grande giornata di mobilitazione vissuta oggi dal mondo dell'istruzione, ancora una volta schierato contro le politiche del governo che minano alla base la sopravvivenza della scuola pubblica. Studenti medi e universitari, genitori, docenti, ricercatori, personale tecnico, precari e non: c'erano davvero tutte le componenti della galassia scuola a manifestare contro i tagli del governo, che hanno motivato anche lo sciopero di 8 ore indetto da Unicobas e Cub, insieme a quello di un'ora proclamato dall'Flc-Cgil. Cifre imponenti soprattutto nelle grandi città: Roma, ad esempio, è stata attraversata da 30mila manifestanti. Almeno 20mila invece le persone che hanno sfilato a Torino, dove ci sono stati momenti di tensione con la polizia, che venerdì scorso aveva caricato un altro corteo di studenti medi, a cui era stato vietato sul campo e senza preavviso di percorrere via Po, al contrario di quanto concordato con la Questura. Un divieto ripetuto oggi, come spiega nel prossimo servizio Giovanni del Kollettivo studenti autorganizzati.

AUDIO

Radio Onda D'Urto

Sciopero dei migranti 8 Ottobre



Hanno occupato pacificamente le 16 rotonde stradali dove di solito vengono ingaggiati dai caporali per pochi euro al giorno. I migranti chiedono diritti e dignità e di poter guadagnare almeno 50 euro al giorno.

Manifestazione 8 Ottobre studenti autorganizzati a Bologna

venerdì 1 ottobre 2010

1 Ottobre Torino - corteo studenti medi la polizia carica



Oggi 1 ottobre 2010 nella prima manifestazione dell'anno cinquemila studenti sono tornati in piazza a gridare la propria rabbia e la propria determinazione nel bloccare la riforma Gelmini, nel mostrare il proprio dissenso verso l'attacco portato al mondo della formazione e al nostro futuro. Un futuro figlio della precarietà, un futuro che noi pretendiamo riprendere nelle nostre mani.

Il corteo, caratterizzato da una forte presenza di studenti di istituti tecnici e professionali (maggiormente colpiti dalla riforma), si è snodato per le vie del centro ed è stato in grado di mostrare bene quale fosse la controparte con il lancio di uova contro il MIUR e lo scarico di alcuni sacchi di macerie di fronte alla provincia, ente responsabile dell'edilizia scolastica. Inoltre il corteo ha deviato per passare di fronte alla Camera di commercio (uno dei possibili partecipanti al consiglio di amministrazione delle singole scuole previsto dalla Proposta di Legge Aprea). Il corteo ha poi proseguito su via Po e all'altezza di Via Sant'Ottavio si è trovato di fronte uno sbarramento della polizia. L'intenzione di noi studenti era quella di andare verso piazza Vittorio e così è stato richiesto alla polizia. Che prima ha negato il permesso ad andare in piazza e successivamente ha caricato a freddo e violentemente gli studenti. Si sono susseguite molte cariche di ingente violenza atte a intimidire gli studenti, anche rompendo i vetri del furgone che avevamo nolleggiato! Ma queste non hanno fatto nient'altro che incrementare la nostra rabbia e la nostra determinazione: il corteo si è ricompattato più volte resistendo e cercando di arginare la violenza della polizia, incitata e diretta dal responsabile di piazza della celere DiGaetano. Ci sono stati numerosi studenti feriti di cui uno è ancora all'ospedale Mauriziano. Come scrivevamo sullo striscione che apriva lo striscione: Gelmini pensavi che questa fosse la fine, ma è soltanto l'inizio. Non ci faremo intimidire né dalle politiche di disciplinamento né dalla violenza della celere. Rilanciamo quindi la mobilitazione per l'8 Ottobre contro la Riforma Gelmini, la Proposta di Legge Aprea. Inoltre vi sarà lunedì 4 ottobre un'assemblea alle 16:00 a Palazzo Nuovo per valutare i risultati del corteo di oggi e denunciare il comportamento delle forze dell'ordine. Ci preme sottolineare la genuinità della manifestazione, l'enorme partecipazione e il livello di autorganizzazione degli studenti. Non vorremmo che i questurini o qualche politicante in erba raccontasse ai giornalisti la solita favola dei "soliti noti che cercano la provocazione".

Studenti Medi Torino

InfoautVideo

ONORE AL BRIGANTE NICOLA ZITARA

Fallito il golpe in Ecuador - parla Correa 2/2

Fallito il golpe in Ecuador - parla Correa 1/2

intervista 1 ottobre 2010 torino, corteo studenti medi caricato dalla polizia

Colpo di stato in Ecuador: l’America latina integrazionista è più forte del golpismo

“Chi ha versato il sangue di compatrioti (nella foto il corpo di Froilán Jiménez, caduto per liberare il presidente, pianto da un commilitone) sappia che non dimenticheremo né perdoneremo”. E’ questo un passaggio non banale del discorso di Rafael Correa davanti a migliaia di sostenitori dopo 11 ore di sequestro in un ospedale della polizia e dopo essere stato liberato solo da un blitz dell’esercito. In queste parole c’è il seme dell’America latina nuova, che non abbassa più la testa e non ha più paura di processare i criminali e oggi può affrontare –non bastano certo le declamazioni ma centinaia di violatori di diritti umani e stupratori della democrazia in carcere lo testimoniano- il cancro dell’impunità.

Ma, al di là delle parole, Rafael Correa ha già vinto la propria sfida. Ha sfidato i golpisti invitandoli a sparare, ad ucciderlo se ne avevano il coraggio. Quindi, per 11 ore, i golpisti avevano preteso che il presidente umiliasse se stesso e la Costituzione dell’Ecuador accettando di trattare, barattando la sua incolumità personale con la rinuncia sostanziale a quel progetto di un nuovo Ecuador dove tutti fossero cittadini. Ma Correa non ha chinato la testa e, a quel punto, il blitz, anticipato di due ore da Giornalismo partecipativo, è apparso l’unica soluzione.

Gli avvenimenti di Quito, dopo l’ennesima settimana di demonizzazione dell’America latina integrazionista da parte dei grandi media mondiali, rimettono in maniera chiara come il sole, per chiunque sia in buona fede, le cose al loro posto. Come ha affermato nella notte il Presidente brasiliano Lula ancora una volta è stato testimoniato che non è la sinistra ad attentare alla democrazia in America latina. La sinistra, i governi integrazionisti che stanno riscattando il Continente dalla notte neoliberale, sono la democrazia in America latina. Lula stesso e domani Dilma Rousseff, Hugo Chávez, Cristina Fernández, Rafael Correa, Pepe Mujica, Evo Morales, perfino Cuba, per quanti errori possano aver compiuto e continueranno a compiere, stanno dalla parte dei popoli che vogliono riprendersi la storia, vogliono una vita più dignitosa e stanno ridando un senso a parole d’ordine in Europa dimenticate come uguaglianza e giustizia sociale.

E’ invece la destra ad attentare sempre alla democrazia in America latina, come ha dimostrato in Venezuela, in Honduras, in Ecuador con i colpi di stato e in in Bolivia col secessionismo, partendo da quello strumento goebblesiano che in tutti i paesi prende la forma del complesso mediatico commerciale.

E’ sotto gli occhi di tutti quanto è avvenuto questa settimana. I media commerciali di tutto il continente, ma anche europei ed italiani, si sono dedicati sistematicamente a demonizzare i governi democratici di Brasile e Venezuela. Il primo, con all’attivo forse il più positivo bilancio al mondo perfino in termini di crescita capitalista dal 2003 in avanti, il secondo che ha appena vinto con maggioranza assoluta le elezioni parlamentari, sono stati costantemente sotto tiro. Nel caso venezuelano la vittoria è stata ridicolamente e sistematicamente presentata come una sconfitta e una campana a morto per il governo bolivariano. Anche sull’Ecuador i disinformatori sono al lavoro: “tranquilli non è un golpe” hanno sviato tutto il giorno e anche adesso occultano evidenze, testimonianze e prove per presentare il complotto come un semplice conflitto sindacale sfuggito di mano per focosità naturale (sic) delle popolazioni andine.

Conflitto sindacale un corno! Le parole e i fatti devono avere ancora un senso, anche per chi di mestiere lavora sempre per edulcorare. Il presidente è stato malmenato, colpito con gas lacrimogeni, infine sequestrato per 11 ore in un’ospedale all’interno di una caserma, con almeno un tentativo solido di portarlo altrove, frustrato solo perché nel frattempo migliaia di cittadini avevano circondato la caserma, riproducendo per molti versi l’epopea dei giorni dell’aprile 2002 in Venezuela, quando il popolo si sollevò contro il golpe riportando Hugo Chávez a Miraflores. Il popolo pacifico che non accetta più la prepotenza è la cifra dell’America latina del XXI secolo. Anche dove la violenza infine trionfa, come è successo in Honduras, nessuno abbassa più la testa.

Ma non è solo il sequestro del presidente, che pure è la prova provata e legale dell’avvenuto colpo di stato, a testimoniare la gravità degli eventi: durante ore sono state sotto controllo golpista le due principali città del paese e i due principali aeroporti del paese sono stati chiusi. Anche in città come Cuenca e Manabi ci sono state manifestazioni di appoggio al golpe, mettendo in piazza quella massa di manovra, gli “studenti di destra”, già visti all’opera in varie parti del Continente, da Santa Cruz in Bolivia a Caracas, scesi in piazza in appoggio ad un governo civico-militare che per almeno un paio d’ore è sembrato potesse prosperare.

Altrove, invece, la strada è stata presa da civili leali alla Costituzione, in ore di tensione intensa che hanno già fatto cadere le teste del capo della Polizia e, la notizia non è ufficiale ma è stata confermata a Giornalismo partecipativo, del ministro degli Interni Gustavo Jarlkh. La televisione pubblica, altro atto gravissimo, è stata assaltata e ridotta al silenzio per oltre un’ora da elementi sicuramente riconducibili all’ex-presidente fondomonetarista Lucio Gutiérrez. Dov’è la SIP, la società interamericana della stampa (la confindustria degli editori di media latinoamericani), dov’è Reporter Senza Frontiere, così solerti a strapparsi le vesti quando un media commerciale è ricondotto al rispetto delle leggi in Bolivia o in Brasile o in Venezuela e sempre silenziosi quando la libertà di stampa dei media non omologati viene vilipesa? Per ore molti giornalisti sono stati sequestrati nella stessa caserma del presidente e almeno un cameramen è stato gravemente picchiato e la sua telecamera distrutta. Cosa importa…

All’estero la CNN ha impiegato otto ore prima di ammettere che il presidente Rafael Correa si trovasse sotto sequestro. Ammettere il sequestro voleva dire ammettere la rottura dell’ordine costituzionale e quindi il golpe in atto. Strana maniera di lavorare per un canale all-news che deve la sua fortuna al tempismo con il quale dà le notizie. El País di Madrid ha dovuto rinculare e spiegare che c’era stato un sequestro solo quando ha dovuto prendere atto del blitz per porvi fine. Vergogna per un quotidiano che con coraggio si oppose al golpe Tejero un 23 febbraio di troppi anni fa in Spagna! Fondo Monetario Internazionale, destra tradizionale, non solo personaggi come Lucio Gutiérrez ma anche il sindaco di Guayaquil Jaime Nebot erano dietro al tentativo golpista, il simbolo della destra della costa che in Ecuador viene chiamata “pelucones”, parrucconi. Inoltre si moltiplicano le informative che testimoniano come proprio la polizia nazionale ecuadoriana, individuata come punto debole nella lealtà alla Costituzione, sia stata sistematicamente infiltrata e profumatamente corrotta fin dal 2008 dai soliti noti, a partire da USAID.

Ai golpisti è andata male su tutta la linea. I presidenti latinoamericani, escludendo una volta di più Washington, hanno attraversato il continente nella notte per riunirsi a Buenos Aires e mostrarsi uniti come mai. Non facevano eccezione quelli di destra, Juan Manuel Santos, Alan García, Sebastían Piñera, contro il terzo golpe in otto anni nella regione, senta contare altri rumori di sciabole dalla Bolivia al Paraguay. Nel frattempo il governo degli Stati Uniti si limitava a “monitorare” la situazione e, solo quando è stato evidente l’isolamento dei golpisti nel paese e nel continente, è passato dal monitoraggio alla condanna. Far finta di non vedere una regia dietro questa giornata che si conclude con un bilancio di due morti e una settantina di feriti e descrivere gli avvenimenti di Quito come casuali e spontanei è un cosciente atto di disinformazione. Altro che conflitto sindacale!

Gennaro Carotenuto