giovedì 11 marzo 2010

mercoledì 10 marzo 2010

martedì 9 marzo 2010

Fantastic Mr Fox - Sub Ita - 2009 - Wes Anderson

La vita domestica non fa per il signor Fox: dopo dodici anni trascorsi nella quiete della tana sotto l’albero con la moglie, il figlio Ash e il nipote Kristofferson, l’istinto cacciatore della volpe si fa sentire e il signor Fox ritorna alla vecchia vita di ladro di polli. Peccato che i proprietari della fattoria, Boggis, Bunce e Bean, non siano così contenti del ritrovato istinto naturale del signor Fox e delle sue incursioni notturne nel pollaio. I tre fattori iniziano una caccia spietata alla volpe che minaccia l’intera comunità animale della fattoria; solo l’arguzia del signor Fox potrà mettere tutti in salvo.

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Contro le multinazionali AUTORGANIZZAZIONE!

Shatter The Hotel


A Dub Inspired Tribute To Joe Strummer

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lunedì 8 marzo 2010

El Secreto De Sus Ojos


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Il film di Juan José Campanella è sorprendente, perché capace di funzionare a livello superficiale come ottimo film di emozione purissima, ed è poi capace di narrarci altro attraverso il genere. Fa bene il regista a non considerarlo un noir, e anzi ad ammettere di usarlo per raccontarci sostanzialmente una storia d’amore. Ma oltre a narrarci di una storia d’amore “impossibile” (la storia tra Benjamín e Irene non è mai sbocciata), Campanella fa bene almeno un’altra cosa: pianta molto bene le radici del suo racconto, tratto dal romanzo di Eduardo Sacheri, nella storia dell’Argentina.

L’humus de Il segreto dei suoi occhi sta nella storia del paese, negli anni in cui saliva al potere Isabel Perón e la storia dell’Argentina andava incupendosi sempre di più: il regista è abile nel riuscire a trasmettere un clima sempre più claustrofobico e senza via d’uscita che si va pian piano stringendo attorno ai personaggi. E su questo terreno il film può costruire la sua trama, in cui un uomo solitario non riesce più a vivere il presente, è costretto a guardare al passato per poter costruirsi un futuro migliore.

“Lascia la porta aperta”, avvisa Irene ogni volta che Benjamín vuole parlarle in privato: ed è proprio la porta del passato che dev’essere in questo caso chiusa in modo definitivo. Il segreto dei suoi occhi è quindi un film sull’importanza e la necessità della memoria, e dall’altra un film in cui un passato non risolto può tormentare fino all’angoscia. Il rischio è sempre alto: tornando indietro per richiudere la porta c’è la possibilità di scoprire verità terribili.

Armato di un bagaglio tecnico ineccepibile (Campanella ha lavorato sì per il cinema, ma si è fatto le ossa anche con serial tv americani), il regista riesce a tenere in pugno lo spettatore con una grinta che attanaglia dall’inizio alla fine, con una padronanza del ritmo interno lodevole, permettendosi addirittura di giocare con la macchina da presa nell’incredibile pianosequenza ambientato nello stadio. Il suo sguardo è lucido e sapiente, perché narra la vicenda come solo un romanziere navigato sa fare.

Descrive i suoi personaggi con pochi dettagli, come nel caso del “folle” collega e amico del protagonista, Pablo, alcolista. Riesce a dare un significato anche alla questione stessa dello “sguardo”: non a caso Benjamín crede di aver individuato l’assassino da un suo sguardo stampato su una fotografia. E riesce a capirlo solo perché lo sguardo dell’assassino è uguale a quello che lui ha per Irene: “il segreto dei suoi occhi”, qui sta proprio il significato del bel titolo.

La stessa recitazione del cast, capitanato dal perfetto Ricardo Darín (qui alla sua quarta collaborazione con Campanella), dà una mano fondamentale alla riuscita complessiva dell’opera. Il segreto dei suoi occhi si rivela così un film stratificato e denso, in cui tutto sembra calcolato in ogni minimo dettaglio, e in cui tuttavia questa perfezione non raggela l’insieme, bensì serve a trasportare lo spettatore verso un colpo di scena finale agghiacciante che riesce a scuotere per davvero, in cui tutto il turbamento della trama cade addosso ai personaggi e allo spettatore in un colpo solo, come un pugno sui denti. Forse le porte del passato si possono chiudere, ma certi orrori e certi dolori non si possono mai dimenticare…

da Cineblog


giovedì 4 marzo 2010

Body Scanner

Fiumicino, oggi debuttano i body scanner

In ricordo di Giangiacomo Feltrinelli (Milano, 19 giugno 1926 - Segrate, 14 marzo 1972)


Anche quest'anno, son sicuro che non se ne parlerà. Sulla morte dell'editore, come su tante altre morti sospette, grava uno strano silenzio.

feltrinellipotere_operaio.jpg

In ricordo, e come spunto di riflessione, questo articolo di
Potere Operaio del Lunedì
26 marzo '72 Lire 50 Settimanale politico Anno I n° 5
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Un rivoluzionario è caduto

Lo dipingono ora come un isolato, un avventuriero, come un deficiente o come un crudele terrorista. Noi sappiamo che dopo aver distrutto la vita del compagno Feltrinelli ne vogliono infangare e seppellire la memoria - come si fa con i parti mostruosi. Si, perchè feltrinelli ha tradito i padroni, ha tradito i riformisti. Per questo tradimento è per noi un compagno. Per questo tradimento i nostri militanti, i compagni delle organizzazioni rivoluzionarie, gli operai di avanguardia chinano le bandiere rosse segno di lutto per la sua morte. Un rivoluzionario è caduto.

Giangiacomo Feltrinelli è morto. Da vivo era un compagno dei GAP (Gruppi d'Azione Partigiana) - una organizzazione politico-militare che da tempo si è posta il compito di aprire in Italia la lotta armata come unica via per liberare il nostro paese dallo sfruttamento e dall'ingiustizia. A questa determinazione Feltrinelli era arrivato dopo una bruciante e molteplice attività - dalla partecipazione alla guerra di liberazione, alla milizia nel PCI, all'impegno editoriale, alla collaborazione con i movimenti rivoluzionari dell' America Latina. L'indimenticabile '68, lo aveva spinto ad un ripensamento di tutta la sua milizia politica; la breve ma intensa confidenza con Castro e Guevara gli forniva gli strumenti teorici attraverso cui analizzare il fallimento storico del riformismo e, ad un tempo, la prospettiva da seguire per una ripresa del movimento rivoluzionario in Europa. La forte passione civile, la rivolta ad ogni forma di sopraffazione e di ingiustizia ( si pensi all' attenzione con cui ha sempre seguito le rivendicazioni autonomiste delle minoranze linguistiche italiane ) lo spingevano a saltare i tempi, a bruciare le mediazioni. E' l'inquietudine di cui parla oggi con disprezzo misto a compatimento il "Corriere della sera". In realtà è l'inquietudine che porta con sè ogni uomo che non si adatti a vivere come un bue, che nutre un odio profondo per tutti i cani ed i porci dell' umanità. Certo nell'azione di questo compagno ci sono stati errori, ingenuità, improvvisazioni. Grave soprattutto ci è sembrata e ci sembra, nel programma politico dei GAP, la sottovalutazione delle lotte operaie, della loro capacità di andare oltre il terreno rivendicativo per porre la questione dei rapporti di forza tra le classi cioè del potere politico. Ma i suoi errori, la sua impazienza, appartengono al movimento rivoluzionario e operaio; "assalto al cielo" che da qualche anno migliaia di militanti hanno cominciato a ricostruire dopo decenni di oscurità e di paura. Fanno parte di questo cammino che, come diceva Lenin, non è diritto e piano ma tortuoso e difficile, e dove accanto all'estrema determinazione di percorrerlo non v'è alcuna certezza sui tempi necessari a mandare in rovina lo stato delle cose presenti.

Il compagno Feltrinelli è morto. E gli sciacalli si sono scatenati. Chi lo vuole terrorista e chi vittima. Destra e sinistra fanno il loro mestiere di sempre. Noi sappiamo che questo compagno non è né una vittima, né un terrorista. E' un rivoluzionario caduto in questa prima fase della guerra di liberazione dello sfruttamento. E' stato ucciso perchè era un militante dei GAP. E carabinieri, polizia, fascisti esteri e nostrani lo sapevano e lo sanno benissimo. E' stato ucciso perchè era un rivoluzionario che con pazienza e tenacia, superando abitudini, comportamenti, vizi, ereditati dall'ambiente alto-borghese da cui proveniva, s'era posto sul terreno della lotta armata, costruendo con i suoi compagni i primi nuclei di resistenza proletaria.E' probabilmente vero che la ricerca affannosa che, da mesi, fascisti e servizi segreti vari avevano scatenato per prendere Feltrinelli, si è intensificata dopo il contributo ulteriormente portato dei GAP nello smascheramento dei mandanti e degli esecutori della strage del dicembre del '69. E' probabilmente vero che questo compagno ha commesso, per generosità, errori fatali di imprudenza - cadendo così in un' imboscata nemica la cui meccanica è a tutt' oggi oscura. Quello che è certo è che di questo assassinio si sono fatti complici tutti coloro che cercavano un "mandante ed un finanziatore" per l'attività dei gruppi rivoluzionari. Dal Secolo all' Unità in una paradossale unità d'intenti dopo la manifestazione del giorno 11 a Milano, tutti hanno latrato : vogliamo il mandante, vogliamo il finanziatore. Come se la lotta di strada, la lotta di piazza avesse bisogno di finanziatori. Le bottiglie "molotov" sono generi di largo consumo nell' Italia degli anni 70. Costano poche centinaia di lire. Come dire alla portata di qualsiasi militante. Sono le attrezzatissime bande fasciste, sono i giornali di partito senza lettori, sono le costose campagne di pubblicità elettorale, sono i mastodontici apparati di Partito che richiedono e trovano i finanziamenti di Cefis, di Agnelli, di Borghi, di Ravelli - oltrechè il generoso contributo delle casse statali e parastatali. Comunque loro - destra e sinistra - volevano il mandante, il finanziatore. Fascisti e servizi segreti glielo hanno trovato. Un cadavere straziato di un pericoloso rivoluzionario che aveva deciso di far sul serio è diventato utile per la bisogna - perchè era Giangiacomo Feltrinelli discendente di una delle famiglie più ricche del paese. Ed i giornali della borghesia si sono affrettati a sputare sopra il cadavere. Con tutto l'odio che si sente per un traditore. Perchè è vero. Giangiacomo Feltrinelli li aveva traditi. Aveva rotto con il suo ed in tre anni densi di attività minuta, continua e coraggiosa era diventato un rivoluzionario. E i miliardari che finanziano i partiti, si drogano al "Number One", vogliono l'ordine e la morale nelle fabbriche e nelle scuole - e per questo utilizzano le bande fasciste - non possono perdonare questo figlio degenere.

Indymedia