mercoledì 15 luglio 2009

Stupri Roma. Dubbi sulla colpevolezza di Luca Bianchini e sulle indagini


Stupri Roma. Dubbi sulla colpevolezza di Luca Bianchini e sulle indagini

Roma, 15 luglio 2009. Il Gruppo EveryOne, organizzazione internazionale per i Diritti Umani, sta ultimando in queste ore le contro-indagini relative al caso dello stupratore seriale di Roma. Secondo il G.i.p. Riccardo Amoroso, e la Questura di Roma, sarebbero schiaccianti le prove che inchiodano Luca Bianchini, ragioniere 33enne di Roma. “Abbiamo indirizzato le nostre indagini” raccontano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti del Gruppo, “sulle testimonianze raccolte dagli Inquirenti relative agli stupri o alle tentate violenze. Confrontandole, abbiamo individuato forti contraddizioni e in più di una anche la non-corrispondenza dei fatti e della tempistica con cui si sarebbero svolti. Inoltre” proseguono gli attivisti di EveryOne, “abbiamo operato una ricostruzione al computer con software ad algoritmi, che evidenzia la silhouette del criminale di profilo e di spalle e mostra come apparirebbe Luca Bianchini nello stesso ambiente, ripreso dalla stessa videocamera: lo stupratore è una tipologia normolinea, mentre Luca Bianchini ha una corporatura robusta. Vi sono caratteristiche morfologiche,” proseguono Malini, Pegoraro e Picciau, “che mettono in luce la non corrispondenza fra la presenza fisica di Luca Bianchini e quella dell'autore dei crimini seriali, quindi la possibile estraneità del dirigente del circolo PD alla vicenda dello stupratore dei garage”.
Il Gruppo EveryOne annuncia l’imminente pubblicazione e diffusione di un dossier sul caso: “Vi sono molti punti oscuri nelle indagini. Le testimonianze in base alle quali è stato tracciato l'identikit riferiscono, riguardo all'aggressore, un'altezza di 175 cm e una corporatura normale (come risulta anche dal video), mentre Bianchini è alto 165 cm ed è corpulento. Vi è poi il materiale rinvenuto in casa di Bianchini: oggetti comuni, acquistabili dovunque e certamente non fuori-legge, che non dimostrano assolutamente il coinvolgimento del sospettato nelle violenze, e che anzi appaiono diversi da quelli usati negli stupri e descritti successivamente dagli Inquirenti. Per esempio, lo scotch da pacchi trovato a casa dell'indiziato è marrone e non grigio come quello usato per sigillare la bocca delle vittime. Ci si chiede inoltre perché venga ignorata la testimonianza oculare secondo cui lo stupratore viaggiava a bordo di una Smart di cui conosciamo due numeri di targa. In più, vi è il mistero del DNA. In un primo momento le autorità hanno dato notizia di una compatibilità fra quello dello stupratore e quello di Bianchini, cambiando poi versione e comunicando che vi sarebbe identità fra i due campioni. Sono procedure e comunicazioni alla stampa che destano sconcerto, come ha sottolineato anche Giorgio Olmi, avvocato difensore di Bianchini e che ci riconducono a casi come quello dei romeni Racz e Loyos, quest'ultimo costretto addirittura a confessare lo stupro della Caffarella, salvo poi risultare innocente. Anche nel caso di Racz e Loyos, dopo la pubblicazione dei loro fotoritratti, associati a una campagna mediatica colpevolista, si sono susseguiti i falsi riconoscimenti. Esempi simili non mancano, neanche all'estero. Nel 2005 in Virginia emersero ben 20 casi di detenuti condannati a morte, nel corso degli anni, in base a errori del laboratorio scientifico, che aveva rilevato identità fra il loro DNA e quello di altrettanti autori di gravi delitti. In alcuni casi vi era stata contaminazione o manipolazione del DNA e la ripetizione degli esami aveva prodotto ancora falsi positivi".

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